Il quarto e ultimo appuntamento dell’ ”Hard Book Cafè”, il salotto letterario allestito nel cuore di Boboli, vanta la presenza di un ospite d’eccezione: l’attrice, cantante e scrittrice Jane Birkin, sessantadue anni e tanta voglia di esprimersi e sperimentare. Una vita dedicata all’arte in tutte le sue forme: gli esordi del cinema, il successo mondiale con la musica, l’esperienza teatrale che sconfina nella letteratura. Il 27 Luglio la Birkin è a Boboli per presentare il suo libro ”Oh scusa dormivi” (Barbès Editore) ed esibirsi sul palco del Giardino fiorentino.
Un testo che nasce come piecè teatrale, da poco tradotto in italiano, un dialogo notturno fra una coppia di vecchi amanti rivelato dalla semplice serenità dell’artista. Jane racconta, riconoscendosi pienamente nelle emozioni e nelle esperienze vissute dal personaggio femminile del libro, la violenza e la rabbia che scuotono il rapporto, l’attaccamento reciproco, l’abitudine e la paura per la solitudine. Ma l’artista decide di ripercorrere la sua vita non solo con la letteratura ma anche attraverso la musica. “Oh scusa dormivi” è, infatti, strettamente collegato all’ ultimo album “Enfants d’hiver” in cui per la prima diventa paroliere dei suoi brani. L’album è un ricordo della sua infanzia, quando trascorreva le vacanze sul freddo mare inglese con la sua famiglia. Rivive, quindi, attraverso note semplici e dirette, eseguite con impeccabile precisione dalla sua giovane band, quei momenti fatti di giochi e innocenza. Con la sua voce leggera e soffice Jane emoziona e diverte la platea di Boboli spiegando la storia che accompagna le sue canzoni saltando dal francese all’inglese e arrampicandosi su un italiano stentato. Commovente l’esecuzione di “Yesterday Yes a Day” quando Jane, reggendo un ombrellino di luci, scende dal palco e passeggia nella platea, guarda negli occhi il suo pubblico e dedica loro ogni parola. Molto duro e diretto l’unico brano di “Enfant d’hiver” cantato in inglese che prende il nome dell’oppositrice birmana “Aung San Sun Kyi” da anni sostenuta dall’artista nella sua battaglia democratica. Il brano espone con freddezza la drammatica situazione birmana soffocata da una dittatura militare che uccide oppositori e artisti. Jane cerca di muovere le corde della sensibilità e promuovere l’azione e l’impegno, è convinta che anche un piccolo contributo di ognuno possa sovvertire lo stato di cose attuale. All’ingresso del Giardino Amnesty International, una delle associazioni umanitarie più importanti, raccoglie firme per aiutare gli oppositori che combattono contro l’oppressione delle dittature
L’esibizione della Birkin lascia estasiati dalla freschezza della sua voce e sorpresi dalla sua grinta ma getta anche il seme della speranza nel cambiamento. Lei stessa ha affermato sicura, durante la presentazione del libro, che il potere è nelle mani delle masse, che la storia insegna che con la disobbedienza e l’impegno collettivo si possono anche cambiare le leggi. Per questo invita ognuno a sentirsi una goccia piccola ma non insignificante che può deviare il corso degli avvenimenti.
Annalisa Ausilio
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