martedì 21 luglio 2009

“Voglio interpretare tutte le regine dell’opera”


Intervista a Jenufa Gleich la soprano dei Carmina Burana innamorata dell’Italia.


14 Luglio ore 20:15, dietro le quinte del Teatro di Boboli l’Orchestra e il Coro OperaFestival, ultimate le prove, si preparano per il debutto di “Carmina Burana” e “Bolero”. In questa atmosfera densa di attesa incontriamo nel suo piccolo camerino di legno la giovane soprano americana Jenufa Gleich che accetta entusiasta di rispondere alle nostre domande.

Il suo debutto avviene al “Festival Lirico della Toscana” interpretando la parte di soprano solista proprio nei Carmina Burana di Carl Orff.
Potrebbe spiegarci che cosa l’Italia rappresenta per lei ed in particolare il legame che ha con Firenze dato che ha appena deciso di trasferirsi qui?

L’amore per Firenze nasce diversi anni fa quando vi trascorsi alcuni mesi per studiare italiano, fu amore a prima vista. Tanti aspetti mi legano all’Italia. Innanzitutto, credo, che questo sia l’originale culla della lirica in cui si riflettono i tratti culturali del bel paese. La mia insegnante di canto è italiana, per cui lo studio della lingua e del canto lirico hanno stimolato una conoscenza approfondita di questa nazione facendomi apprezzare il modo di vivere italiano, i tipici tratti caratteriali mediterranei e soprattutto il cibo (Ride, ndr)

Il contesto lirico americano è alimentato solamente dalle immortali opere dei grandi compositori o sono presenti anche autori contemporanei?

Ci sono due autori in particolare che compongono opere classiche in inglese. Il primo è Leonard Bernstein che raggiunge la fama con il musical “Wide side story”. La sua è una sperimentale miscela di lirica e contemporanea, si parla di Teatro Musicale. Più legato al mondo lirico è invece Floyd con la sua celebre opera “Susannah” omaggio alla cultura dell’Alabama.

Che percorso ha intrapreso per arrivare ad essere una soprano professionista?

La passione per la lirica è un’eredità dei miei nonni che erano grandi appassionati di musica classica, così da bambina ho iniziato a suonare il flauto. Ma la vera svolta è arrivata quando la mia scuola superiore a New York si è dotata di un intero dipartimento dedicato alla lirica. E’ stata un’occasione che non ho lasciato sfuggire, subito dopo, a soli 19 ho debuttato come professionista nel ruolo dell’amante nel Tabarro di Puccini.

Nella scorsa edizione di OperaFestival i “Carmina Burana” hanno riscosso moltissimo successo. Cosa si aspetta dal debutto di stasera?

Spero bene, incrociamo le dita!
Quest’anno c’è un diverso stile, dato che a dirigere è un altro maestro. Per cui l’interpretazione è differente, come del resto avviene sempre. Mai un’opera è uguale all’altra, vi è sempre unicità.

Quanto la sua interpretazione è influenzata dai contenuti dei “Carmina Burana” che esaltano le gioie pagane della vita come il vino, il sesso e il gioco e attaccano le contraddizioni e la chiusura della Chiesa Medievale?

Rivivo ed esprimo questi temi quando canto, cerco di farmi trascinare dalle parole. In particolare amo interpretare la terza sezione dei canti con “In turtina” che descrive il conflitto interno di una adolescente che non sa se cedere alle tentazioni della carne e ascoltare i propri impulsi sessuali o reprimersi nel nome della religione. E’ una situazione attuale che rimanda alla scelta di una vita con o senza Dio. Alla fine sceglierà di abbandonarsi al piacere. Lì vivo il trionfo del piacere.

Fra le opere di Rossini, Verdi e Mozart in cui è stata protagonista quale personaggio sente più vicino alla sua persona?

Amo essere sulla scena una regina come Maria Stuart o Elisabetta di Inghilterrra. Mi piacciono le donne forti che esprimono la loro opinione che non accettano l’oppressione e la subordinazione.

Quali sono i suoi progetti futuri?

La mia ambizione è interpretare tutte le regine, girare i teatri di Itali ed arrivare un giorno a “La Scala” di Milano.


Annalisa Ausilio
Foto di Sara Giosa
Pubblicato su intoscana.it

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