giovedì 1 luglio 2010

DON GIOVANNI: IL PRIMA E IL DOPO

IL TEMPO DELLE PROVE


La partenza è alle ore 17.00 da Firenze Sud, destinazione l'Abbazia di San Galgano, il bus che porterà l'orchestra e i figuranti è un brulichio di voci e sensazioni, di artisti e musicisti che anche quest'anno parteciperanno agli eventi promossi da OperaFestival.
Nel pomeriggio si dovranno tenere le prove generali del Don Giovanni di Mozart.
L'Abbazia è preceduta da un lungo viale accompagnato da due filari di alti cipressi che termina proprio di fronte all'entrata.
L'atmosfera è surreale, in mezzo alla campagna circondata da prati e colli sorge l'antica abbazia pronta ad accoglierci, appena scesi dal bus gli orchestrali si fiondano all'interno di San Galgano dove quasi all'improvviso si sentono le prime note degli strumenti, viole e violini, trombe e tromboni, incominciano a riscaldare tutto l'ambiente. Ecco arriva lui e tutti i musicisti si alzano, è il direttore d'orchestra, sorridente si avvicina a passo svelto verso la sua postazione, TAC-TAC-TAC, un-due-tre-quat e la macchina orchestrale prende vita, il maestro con l'udito finissimo è pronto a dirigere la musica.
Il regista sta là, seduto in prima fila, assiste alle prove con occhio attento e pronto a correggere gli eventuali errori commessi dagli interpreti o dai macchinisti che coordinano la scenografia.
I cantanti, in felpa e blue jeans, avvolti da uno scialle che ne ripara le preziose ugole, con voce potente invadono tutte le arcate dell'abbazia, intanto il sole cala e le luci interne trasformano ancora una volta l'ambiente.
All'esterno non c'è praticamente nessuno, una luna così piena accompagna il suono e la musica che dalle fenditure scaturisce fuori irradiando lo spazio circostante.
E' ora di andare, è quasi mezzanotte, e i volti di tutti sembrano soddisfatti anche se la fatica non tarderà a ad arrivare.
Il tempo delle prove sembra non finire mai, per giorni ci si impegna anima e corpo in una frettolosa rincorsa e carica verso la Prima con il timore di non riuscire a rendere tutto perfetto.

E COSĺ ARRIVÒ LA PRIMA

San Galgano è il locus amoenus per eccellenza, si erge isolata in una distesa di verdi campi, un po' diroccata ma estremamente affascinante. La luce del tramonto irradia le mura dell'abbazia e penetra al suo interno tinteggiandola di un caldo rosa. Qualche nuvola che si staglia nell'azzurro del cielo, assume le tonalità degli agrumi: dal giallo intenso fino al tenue arancione. Il culmine del colore è raggiunto dalla palla di rosso fuoco che sta calando celata dagli alberi.
Attendendo l'arrivo del pubblico e l'inizio della Prima, ci godiamo questo splendido spettacolo seduti su un prato.
E' ora di iniziare a lavorare: domande agli spettatori, fra noi qualche scambio di battute e di aspettative, la fila comincia a scorrere, Ivan non si trova, come al solito è sparito a fare qualche fotografia!
Tutti si siedono, anche noi prendiamo posto. Abbiamo letto tante cose sul Don Giovanni, della fusione fra musica voce e gestualità, la trama, la caratterizzazione dei personaggi, parte del libretto, ma non sappiamo davvero cosa aspettarci, cosa stiamo per vedere e se ci piacerà.
L’ouverture penetra il travertino dell’abbazia tingendo l’atmosfera di solennità e i musicisti dell’orchestra, intimi con la dimensione musicale sembrano ispirati come gli aedi nella Grecia classica.Così scrutando meglio si osserva un estraneo crine che si è staccato dall’archetto del primo violino; con quale intensità i musicisti eseguono Mozart!




L’opera esordisce con Leporello che “notte e giorno fatica per chi nulla sa gradir”. Personaggio che il libretto di Da Ponte e la musica di Mozart rendono ironico ed affascinante. Mentre Donna Anna chiede vendetta con la sua melodiosa voce, la Zerlina è “bricconcella” e Masetto ne è geloso, Don Ottavio cerca invano di rendere felice Donna Anna, Donna Elvira fomenta il melodramma e Don Giovanni loda Bacco e Venere.
Dietro di noi Verdone ride soddisfatto come un folle alle battute e Canonici invita all’applauso.
In tutto ciò non è solo lo spettacolo a stupire ma il fatto di sapere come si è giunti alla realizzazione di questo prodotto. Esso è il risultato della collaborazione di più elementi ognuno dei quali mette a disposizione la propria “arte” per un fine comune, cioè quello di dare vita ad uno spettacolo che possa sollecitare interesse e far passare una piacevole serata al pubblico. Quello che conta davvero quindi è l'insieme, il lavoro di squadra perchè se ognuno pensasse solo al proprio ruolo quello che ne uscirebbe fuori non sarebbe una composizione armoniosa ed omogenea. E non parliamo solo dei cantanti e dell'orchestra, ma pensiamo ad esempio allo scenografo che è riuscito con qualche espediente a trasformare l'Abbazia in uno scenario seicentesco, alle costumiste ed alle sarte che hanno creato i costumi di scena, ai tecnici che con l'alchimia dell'illuminotecnica hanno dato alla chiesa l'aspetto di un teatro, al regista e soprattutto all'aiuto regista che sia durante le prove sia durante la prima non ha fatto altro che correre su e giù per assicurarsi che tutto fosse perfetto nei minimi dettagli. E poi che dire di coloro che si sono occupati della comunicazione e di pubblicizzare tutti gli eventi della stagione; non per vantarci ma in questo abbiamo dato anche noi un piccolo contributo!



Ivan, Giulia, Elisa e Silvia
Foto di Ivan

1 commento:

  1. Ho visto la prima del Don Giovanni qui a Boboli e l'ho trovato meraviglioso. Sarà che è l'opera che amo di più in assoluto di Mozart, ma davvero mi ha emozionata tantissimo. Splendido Alvaro Lozano nelle vesti di Don Giovanni, gagliardo al punto giusto, al quale ho avuto la fortuna, incontrandolo in centro a Firenze, di esprimere la mia ammirazione.

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