giovedì 15 luglio 2010

IL FLAUTO MAGICO, NEL BENE E NEL MALE

Martedi 6 luglio ho assistito alle prove del Flauto Magico di Mozart al Giardino di Boboli e sinceramente ero rimasta un po' perplessa, per non dire delusa.

Le prove iniziano e io non capisco nulla. Probabilmente perché l'opera è cantata in tedesco e solo i recitativi sono in italiano. Nonostante avessi letto la traduzione del libretto, continuo a non capire.

Se è vero che ci piace ciò che ci riesce fare e comprendere a me Il Flauto non piaceva.

Alla fine delle prove ho fatto una grande scoperta: il copione era partito dal secondo atto e finito con il primo.Sarà stato questo il motivo della mia incomprensione? Lo spero..e non capisco! Fatto sta che sono andata alla prima con alcuni preconcetti.

Anche la scenografia non mi aveva colpito, mi sembrava confusa e approssimata.

Quando alla prima si è aperto il sipario ho realizzato che le mie impressioni non erano del tutto errate: l'allestimento nel frattempo era stato ultimato e con la giusta illuminazione sembrava tutto più bello di come l'avevo visto la prima volta.

Il tedesco rimaneva incomprensibile, ma sono rimasta affascinata dall'estetica del palcoscenico: le simbiosi cromatiche tra le vesti, scenografia e macchine teatrali si fondevano armonicamente e le cime rocciose spuntavano dalle nuvole spumose come in un paesaggio onirico.

Lo Zauberflöte è un'opera che ha acceso la curiosità, nel bene e nel male, di tutta la Redazione.

A Silvia lo spettacolo è sembrato interminabile e i costumi indefiniti, anche se ha apprezzato la scenografia e le è piaciuta molto la voce di Scilla Cristiano, alias Pamina.

Ivan si è perso dietro le quinte e i camerini, affascinato dai cantanti, con i loro ritmi serrati, dalla sarta che li rincorre cercando di accorciare e cucire gli abiti di scena, e dai truccatori indaffarati a smistare parrucche al coro e a truccare il cast.

Giulia è rimasta un po' scontenta. Lo spettacolo secondo lei è stato troppo lungo, e i cambi di scena non erano armoniosi, sia per il cigolio delle macchine scenografiche sia per il continuum narrativo forzato.

Anche Elisa ha trovato il finale melenso, al di là di tutti i suoi significati misterici, ma è uscita canticchiando “Der Hölle Rache”, l'aria della Regina della Notte -“ cantata con autorità, con una sublime violenza vendicativa, una straordinaria vocalità, un capolavoro!”-

I nostri giudizi sono però univoci per quanto riguarda la musica e il modo in cui gli orchestrali l'hanno eseguita. Gli accenti musicali hanno scandito e animato il palcoscenico aiutandoci nella comprensione della fabula e anticipandoci i momenti di maggior phatos.

L'overtoure mi trascina in una spirale gioiosa, ossessiva, trionfante, in un climax che suggerisce l'entrata in scena del serpente e l'inizio dell'azione.

Nel complesso rimango dell'idea che è stato molto interessante assistere a questa rappresentazione e confrontare le nostre diverse impressioni: “Il modo migliore per cercare di capire il mondo è vederlo dal maggior numero possibile di angolazioni”.


Maddalena

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