Riflessione e divertimento nell’atmosfera mistica di San Galgano.
Sabato 27 Giugno si è acceso il palcoscenico nell’abbazia di San Galgano, davanti ad un pubblico di circa 800 persone è andato in scena “Il flauto magico” di Wolfang Amedeus Mozart.
Quello che può essere definito come il testamento spirituale del musicista, ha ripreso vita fra le mura antiche di San Galgano, sotto il tetto, prima azzurro e poi pian piano sempre più notturno, del cielo senese.
Pezzi di lirica in lingua tedesca si sono alternati a momenti di pura recitazione in italiano e sono risaltate così le grandi qualità e l’ottima preparazione degli attori.
Fra tutti spiccano: Abramo Rosalen (Sarastro), Luca Canonici (Tamino), Natalia Lemercier (Regina della notte), Scilla Cristiano (Pamina), Francesco Facini (Papageno).
Un lavoro firmato dal regista Aldo Tarabella, con le scene (batuffoli di nuvole per rappresentare un mondo a metà tra la vita ed il sogno) e con i costumi di Nicola Visibelli.
Una serata che ha riservato molti colpi di scena, dettati soprattutto dall’atmosfera mistica che da sempre circonda l’abbazia, ma anche dai magheggi alle luci di Alessandro Ruggero, che hanno creato un tutt’uno fra la vita dietro il sipario e la storia del monumento architettonico.
Ad arie italiane di acuto virtuosismo (La regina della notte), sono seguiti momenti più mesti (Tamino e Pamina), corali seriosi, e duetti buffi che hanno strappato anche una sana risata agli spettatori (Papageno).
L’orchestra diretta da Gianluca Marcianò ha abbellito i cori ed i dialoghi donando note amabili e dai toni rilassanti.
Una favola a lieto fine, con melodie orecchiabili, ritmo spigliato e quel conflitto tra il bene ed il male che da sempre affascina il pensiero dell’uomo.
Se è vero che nessuno fra le persone presenti è stato annoiato un secondo, sarà altrettanto vero che anche il genio elegante di Mozart, avrà voluto sedersi un attimo lunedì sera, lasciando a più tardi alcuni pezzi in componimento, per riflettere, divertirsi e rilassarsi davanti alla sua opera, adattata per una notte all’antichità di San Galgano.
Andrea Cardinali
Foto: Sara Giosa
Quello che può essere definito come il testamento spirituale del musicista, ha ripreso vita fra le mura antiche di San Galgano, sotto il tetto, prima azzurro e poi pian piano sempre più notturno, del cielo senese.
Pezzi di lirica in lingua tedesca si sono alternati a momenti di pura recitazione in italiano e sono risaltate così le grandi qualità e l’ottima preparazione degli attori.
Fra tutti spiccano: Abramo Rosalen (Sarastro), Luca Canonici (Tamino), Natalia Lemercier (Regina della notte), Scilla Cristiano (Pamina), Francesco Facini (Papageno).
Un lavoro firmato dal regista Aldo Tarabella, con le scene (batuffoli di nuvole per rappresentare un mondo a metà tra la vita ed il sogno) e con i costumi di Nicola Visibelli.
Una serata che ha riservato molti colpi di scena, dettati soprattutto dall’atmosfera mistica che da sempre circonda l’abbazia, ma anche dai magheggi alle luci di Alessandro Ruggero, che hanno creato un tutt’uno fra la vita dietro il sipario e la storia del monumento architettonico.
Ad arie italiane di acuto virtuosismo (La regina della notte), sono seguiti momenti più mesti (Tamino e Pamina), corali seriosi, e duetti buffi che hanno strappato anche una sana risata agli spettatori (Papageno).
L’orchestra diretta da Gianluca Marcianò ha abbellito i cori ed i dialoghi donando note amabili e dai toni rilassanti.
Una favola a lieto fine, con melodie orecchiabili, ritmo spigliato e quel conflitto tra il bene ed il male che da sempre affascina il pensiero dell’uomo.
Se è vero che nessuno fra le persone presenti è stato annoiato un secondo, sarà altrettanto vero che anche il genio elegante di Mozart, avrà voluto sedersi un attimo lunedì sera, lasciando a più tardi alcuni pezzi in componimento, per riflettere, divertirsi e rilassarsi davanti alla sua opera, adattata per una notte all’antichità di San Galgano.
Andrea Cardinali
Foto: Sara Giosa
Pubblicato su intoscana.it
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