Sono passati due mesi dall'inizio dello stage. Il tempo è volato!
Il 7 giugno, il primo giorno di ufficio, ero emozionata entusiasta. Un ambiente giovane, tutti che vogliono del “tu”e che rispondono alle domande e ai dubbi che vengono in mente.
Già viene sfatato il mito del classico stage in cui nessuno ti fila che aleggia fra gli studenti universitari. Purtroppo nell'Università a volte ci sono dei problemi di comunicazione, anche per chi fa Scienze della Comunicazione! Quando arriva il momento dello stage tutti impazziscono. C'è chi dice che bisogna fare una cosa, chi un'altra, chi tutte e due.
A maggio avevo finito gli esami e entro l'anno accademico dovevo avere tutti i crediti per potermi laureare. Ho iniziato a mandare curriculum, ma non avevo nessuna risposta ed ero molto demoralizzata. Mi ripetevo che la mia tendenza a rimandare gli impegni e fare le cose all'ultimo minuto non mi avrebbe portato a nulla di buono. Mi mancava solo di sentire il Punto Città del mio paese (dove si comprano i biglietti dell'autobus). Lavoro dignitosissimo ma secondo me poco formativo.
Quasi per caso e in extremis ho conosciuto Opera Festival. Il mio racconto sembra romanzato ma è andata proprio così. Sempre per ottenere CFU (maledetti crediti!) ho partecipato ad un workshop. Il titolo del seminario non mi entusiasmava “ Comunicazione di un'opera lirica”, ma durante la lezione, tenuta da Mariano, responsabile della comunicazione del Festival, mi sono appassionata. Spiegava come si costruisce il festival, come è composta la struttura organizzativa e come si comunica un evento culturale: comunicati stampa, inviti, ecc...Era interessantissimo. Ho mandato la mia richiesta dicendo che avrei voluto essere presa in considerazione per questo lavoro. E così è stato.
Ho avuto la possibilità di realizzare e gestire una redazione giornalistica, scrivere articoli, recensioni, interviste agli artisti e al pubblico, gestire i social network e il blog. Altro che biglietti del bus!
Oltretutto ho conosciuto altri ragazzi con cui mi sono confrontata e con cui si è creata una buona competizione. Ci siamo stimolati a vicenda e confrontandoci sono venute fuori delle buon idee sia per gli articoli sia per le interviste.
Per ultima cosa ma forse la più importante mi ha arricchito dal punto di vista culturale.
Le mie esperienze di teatro erano molto esigue.
Avevo partecipato solo al Bruscello, una forma di teatro popolare tradizionale, essendo mio padre direttore di un piccola compagnia della mia città, e durante il liceo alle rappresentazioni delle tragedie greche. Si innescava però lo stesso meccanismo di quando ti danno un libro da leggere per le vacanze: l'imposizione ti crea dei preconcetti sull'opera stessa. Il teatro era un continuo della didattica, più che una scelta estetica.
Oltre al Don Giovanni e al Flauto Magico, a cui ho assistito personalmente, durante le interviste ai cantanti sono emersi tanti nomi e tanti autori, che vista la mia ignoranza ho dovuto ricercare e approfondire. E' iniziata così la mia piccola cultura di musica lirica. Un approccio che avrà sicuramente un seguito. Sono curiosa di vedere la Madama Butterfly, la Boheme, Aida e tante altre (soldi permettendo, perché qui se non si inizia a lavorare il portafoglio piange!).
A proposito di lavoro. Cosa mi piacerebbe fare da grande? Lo stage mi ha dato tanti spunti. Ho chiesto a tutti i colleghi quale era il loro percorso di studi, e “Progettazione e Comunicazione di Eventi Culturali” potrebbe essere un'ottima scelta per la specialistica. Il mio corso di laurea è molto interessante ma abbonda la teoria e la tecnica è sempre di meno. Necessito quindi, per non perdere l'entusiasmo, di qualcosa che mi insegni un lavoro che mi soddisfi. Poi staremo a vedere, mille ne penso!
Ringrazio tutti per la bella esperienza e saluto chi ha letto i nostri articoli del blog!
Maddalena
giovedì 5 agosto 2010
mercoledì 4 agosto 2010
SAN GALGANO SI APRE ALLE STAGIONI
L’ultimo appuntamento della stagione 2010 di OperaFestival vede come protagonista uno dei concerti più suonati e richiesti dal pubblico, Le Stagioni di Antonio Vivaldi. Lo spettacolo avrà luogo sabato 7 Agosto alle ore 21,00 all’Abbazia di San Galgano, un’abbinata di grande fascino per gli amanti della musica classica, e sarà ricco di variazioni e virtuosismi. Le Stagioni fanno parte dei dodici concerti che costituiscono Il Cimitero dell’armonia e dell’invenzione op. 8, composta da Vivaldi nel 1725. Come richiama il nome stesso dell’ Opera ogni concerto si riferisce ad ognuna delle quattro stagioni, si tratta di un tipico esempio di musica a programma cioè di composizioni a carattere prettamente descrittivo.
La Primavera è un concerto in Mi maggiore per violino, archi e clavicembalo. Il violino solista rappresenta un pastore addormentato, le viole il latrato del suo cane mentre i restanti violini le foglie fruscianti degli alberi.
L’Estate, in Sol minore per violino, archi e clavicembalo, con i suoi toni accesi e violenti riflette con efficacia la carica esplosiva della stagione.
Infine l’Inverno, un concerto in Fa minore per violino ad archi. Il concerto era stato concepito da Vivaldi per essere eseguito in chiesa tant’è che i toni sono molto meno dirompenti quasi come per non voler disturbare la preghiera dei fedeli.
Per questa occasione vedremo come protagonista l’orchestra di OperaFestival con il violino solista di Lorenzo Fuoco, uno dei solisti più ammirati della sua generazione.
Oltre ad essere una musica per le orecchie, il concerto rappresenterà una sfida per gli spettatori che dovranno aguzzare tutta la loro fantasia ed immaginazione per poter vivere appieno le tinte oscure e tetre, il vento che smuove le foglie, il caldo opprimente e la tempesta delle Stagioni.
SILVIA
EMOZIONI E PENSIERI DI LUCA CANONICI
Luca Canonici canta Tamino nel Flauto Magico di Mozart, oltre a essere il direttore artistico di OperaFestival.
L'Abbazia di San Galgano si è trasformata in un set teatrale. Sul palcoscenico gli attori, convocati per le ore 18.00, si alternano per l'ultima prova. Sono senza costumi e apprendo che, per questa caratteristica, viene chiamata “prova all'italiana”.
Le vecchie celle dell' Abbazia in cui alloggiavano i monaci cistercensi si sono trasformate per l'occasione in camerini. Mi apposto davanti alla piccola porta su cui è affisso il nome di Tamino e seguo Luca Canonici, il tenore che lo interpreterà, in ogni suo movimento. Appena avrà terminato potrò fargli alcune domande durante i preparativi prima dello spettacolo.E' arrivato il momento e mentre entra nella “cella-trucco” mi fa cenno che è il momento adatto.
Posso iniziare con l'intervista.
Sono una persona molto emotiva e se ripenso al mio primo saggio di musica ancora oggi mi viene la pelle d'oca e ricordo il TERRORE! Quindi, anche se mi trovo davanti ad un artista con un'importante carriera alle spalle sono curiosa di sapere se è emozionato oppure se l'esperienza ha placato l'ansia da palcoscenico.
“Ogni volta è come la prima volta, è una disperazione! Prima di cantare penso sempre che sarebbe stato meglio se avessi intrapreso un'altra professione”
“Boh, questo non lo so, penso solo che se avessi fatto altro sarebbe stato meglio per il mio sistema nervoso. Il fine ultimo di chi sale su un palcoscenico è emozionare e per fare questo è necessario emozionarsi”
Quale è l'aspetto del suo lavoro che le piace di più e quello che considera più noioso?
“Il più noioso è la sedentarietà, cioè prova, teatro, albergo, casa, televisione, prova, ecc...Ma lo spettacolo si costruisce così, non c'è niente da fare.”
Rimango sorpresa della risposta. Avevo sempre pensato che fare la segretaria fosse un lavoro sedentario. Sicuramente come in tutti i lavori la routine si fa sentire, ma almeno viaggia molto!
Quale è la più grande soddisfazione della sua carriera?
"Ho fatto delle cose straordinarie, non perché le ho fatte io ma per la situazione. Ho cantato per la ricorrenza dei 500 anni da quando fu posta la prima pietra della Basilica di San Pietro, ho cantato dentro il Colosseo, aperto i giochi olimpici in Spagna e l'anno del Giubileo.
In Arie e duetti, un'opera di Puccini, mi sono esibito al fianco della soprano Montserrat Caballè: questa è stata una delle cose più belle che ho fatto nella mia vita.”
Il trucco è finito. Il parrucchiere fa gli auguri di circostanza. Borbottando Luca risponde che non vanno fatti. Forse preferirebbe un bel “tanta mer**!”. Infatti la tradizione vuole che l'augurio porti fortuna perchè nell'Ottocento le persone andavano in carrozza agli spettacoli teatrali. Se la rappresentazione aveva avuto successo c'erano quindi tanti cavalli e tanta.....
Ma proseguiamo con le domande.
“Tamino è il secondo ruolo di Mozart che canto. Due vocalità completamente diverse: bassa quella del Don Ottavio nel Don Giovanni, centrale-acuta quella di Tamino. La seconda aria del Flauto fa tremare i polsi, ha un recitativo lunghissimo accompagnato dall'orchestra, musicalmente difficile da ricordare.”
Il libretto del Flauto Magico è in tedesco e solo i recitativi sono in italiano, è difficoltoso anche recitare in una lingua diversa dalla propria?
“Sono tre anni che lo canto ma a dire la verità a volte ho delle lacune. La musica di Mozart è un meccanismo bellissimo, entrarci è difficile ma suona splendido.”
Quanto è difficile creare una sintesi tra la dimensione musicale e quella gestuale/recitativa?
“Sono un cantante immediato, certe volte faccio delle cose sul palcoscenico che in studio non avevo provato. Non parlo di improvvisazione casuale, ma di naturalezza. Il pubblico mi fa molto."
Quanto c'è di Luca Canonici in Tamino?Quanto invece è imposto dal direttore d'orchestra e dal regista?
“ Tutti i ruoli vengono da un lavoro di insieme. L'impronta è data dal cantante. Quando il lavoro piace anche al Maestro e al regista è il massimo.”
Quale è il genere che preferisce interpretare?
“A me piace il genere bello!”
Purché siano fatte bene?
“Esatto! Quando c'è un'idea e non è solo per rompere gli schemi mi va bene tutto. Molte volte lo si fa senza motivo, sopratutto all'estero. Certe opere vanno preservate: non si può fare il Nabucco con i coristi vestiti da vesponi che durante la cabaletta si volgono al pubblico mostrando il di dietro. D'altronde la mozzarella e la pizza le abbiamo salvaguardate, salvaguardiamo anche l'opera!”
C'è un personaggio che non ha mai interpretato ma le piacerebbe fare?
“ Ho cantato di tutto, dall'antico al contemporaneo. Ci sono delle opere che mi piacerebbe fare ma non sono alla mia portata. Cantare in “Pagliacci”mi riempirebbe di gioia. Leoncavallo è l'ultimo musicista che nel Verismo scrive veramente bene per la voce.
Altre pagine meravigliose sono quelle di Verdi in “Un ballo in maschera”. Forse tra 10 anni potrei interpretarlo.
Ho cantato due volte “Eugenio Onegin”, un'opera straordinaria, mi piacerebbe ripetere l'esperienza.”
Magari riproporla per Operafestival?
“Pultroppo è un'opera che non ha un grande consenso di pubblico. Il festival vive della bigliettazione.”
Che cosa ne pensa del Pubblico di OperaFestival e in generale del pubblico italiano?
“E' molto esigente e il più delle volte è portato alla critica e non al piacere dello spettacolo. Si va per vedere cosa c'è che non va bene. All'estero non è così, non perché hanno la bocca buona, come diciamo noi, ma perché hanno un approccio diverso.”
E' contento del successo di pubblico delle opere di questa stagione di OperaFestival?
“Quest' anno abbiamo fatto questa nuova operazione “Il Don Giovanni”. Siamo un organismo piccolo, con tanta voglia di fare, ma siamo una goccia nel mare dei teatri.
Un bel risultato, un bel cast e penso che il pubblico abbia apprezzato tantissimo, visto i minuti di applausi che abbiamo ricevuto.”
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